A due giorni dalla conclusione della nona edizione gli organizzatori tracciano un primo bilancio: si è rafforzata la rete nel territorio, restano intense emozioni e legami solidi, la soddisfazione per la riscoperta dei luoghi e la volontà di ripartire con nuovo slancio in vista del 2019.

Comunicato stampa, 6 agosto 2018

Cosa resta, oltre alle intense emozioni impresse nel cuore di chi ha partecipato a Senza Vincitori né vinti e alle esperienze proposte da Vacanze dell’anima, come testimoniano anche i tanti “grazie” arrivati in questi giorni?

Prima di concedersi un po’ di meritato riposo la “squadra” che ha animato il Festival Vacanze dell’Anima traccia un primo bilancio. Al di là dei numeri, pur lusinghieri – quasi 4000 solo le persone che hanno assistito al doppio evento sul Monte Tomba con Paolini, Cristicchi e 50 presenze sul palco – c’è un esito forse meno misurabile, ma altrettanto concreto e prezioso: attorno al Festival, dedicato quest’anno al tema Giocare con i confini, è nata una piccola comunità. “Una rete vera – spiega Loris De Martin, ideatore del Festival – senza la quale non sarebbe stata possibile la realizzazione del progetto in questi nove anni e in particolare dell’evento sul Monte Tomba, così complesso, dal punto organizzativo e logistico. Non siamo un’agenzia specializzata in grandi eventi, eppure tutto è filato alla perfezione perché dietro all’organizzazione c’era un’anima, una condivisione di senso che ha spinto tutti a dare il massimo”.  I giorni che hanno preceduto l’evento sono stati segnati anche dal dramma che ha coinvolto Marco Paolini: una vicenda delicata, che ha portato gli organizzatori e gli oltre 100 volontari coinvolti, provenienti da diverse associazioni, a concentrarsi ancor più sul valore e i contenuti di un evento che ha celebrato la Grande Guerra con stili e linguaggi molto diversi rispetto a quelli delle celebrazioni istituzionali.  Se dieci anni fa la “prima volta” di Senza Vincitori né Vinti, nato da un’intuizione di De Martin e portato in scena da Arnoldo Foà, è stato il seme che ha fatto germogliare il progetto del Festival Vacanze dell’anima, questa nona edizione rappresenta un momento di svolta.

Un cambiamento che coincide anche con la scelta di un nuovo capofila, la cooperativa Ca’ Corniani. Una realtà del privato sociale che ha deciso di farsi carico di un investimento significativo e che anche il prossimo anno parteciperà all’avventura del Festival, a partire dalla convinzione che “un’esperienza come questa è opportunità per gettare le fondamenta di una nuova cultura, più attenta all’inclusione, alla collaborazione, alle fragilità che attraversano la nostra società”, spiega il presidente della cooperativa Enrico Pozzobon.

Da un lato il grande evento simbolico, catalizzatore, faro del progetto, e dall’altro le esperienze, minori in termini di numeri e di visibilità, eppure capaci di lasciare un segno in chi le vive. Un approccio che quest’anno è stato rafforzato e proposto con coraggio.

Ecco che due luoghi ai margini – come la casa di riposo Prealpina e il carcere di Santa Bona – sono diventati teatro di due eventi proposti in collaborazione con Gioie Musicali e la direttrice d’orchestra Elisabetta Maschio per esplorare la potenza della musica come strumento di relazione, di superamento dei confini fra “chi è dentro” e “chi è fuori”. A Santa Bona oltre 60 i detenuti che, sfidando il caldo torrido, si sono lasciati coinvolgere in un concerto proposto da 5 ragazzi ventenni su un non-palco: un esercizio che ha messo in gioco tutti, compresi gli organizzatori e gli operatori della struttura penitenziaria. Mentre alla Prealpina “l’entusiasmo è stato tale che già stiamo pensando a come continuare questo percorso anche nel corso dell’anno”, spiega il direttore della Casa di Riposo Rodolfo Franceschetto.

Grande partecipazione ai percorsi narrativi. Da un lato Sfide d’impresa, pane quotidiano di questo territorio, e dall’altro Il Senso della Lumaca, alla scoperta dei prodotti enogastronomici nella sede di Ca’ Corniani a Monfumo, che si occupa di inserimento lavorativo attraverso l’agricoltura sociale e il turismo sostenibile. Hanno destato curiosità e coinvolgimento gli appuntamenti più “intimi”: la Passeggiata sonora, un percorso inedito di ascolto e conoscenza di sé, e (Con)Fine Vita, che ha chiuso il programma con un pubblico numeroso e attento, non scontato per un sabato 4 agosto, testimone di un bisogno sentito, quello di comprendere il significato dei confini che la vita ci propone, fino all’ultimo.

Il Festival è anche occasione di riscoperta dei luoghi e del piacere di vivere in questo paesaggio. “Se in molti sono saliti per la prima volta sul Monte Tomba proprio grazie a Senza Vincitori né Vinti, molti altri che già lo conoscevano ne hanno scoperto la vocazione come spazio di cultura e l’hanno vissuto con occhi nuovi”, spiega il Sindaco di Cavaso Giuseppe Scriminich, il cui apporto è stato fondamentale per la buona riuscita dell’evento.

In queste settimane di festival il confine è diventato spazio di scoperta e sperimentazione, luogo di incontro, di costruzione, nel territorio fisico e nelle relazioni. Ora la volontà è di dare continuità ai percorsi attivati durante gli eventi: portare arte e cultura in contesti non convenzionali, farne strumenti di intervento e non monumenti o momenti di spettacolo è una delle priorità di Vacanze dell’anima. Il primo obiettivo rimane quello di contribuire allo sviluppo del territorio e del sistema di soggetti che lo abitano, partendo dai singoli, dalle persone: stimolando il confronto, la condivisione, la sperimentazione, allargando i confini del possibile e del bello.

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